LA SCRITTURA COME ARMA CONTRO L’ESILIO. I CASI MARINA CVETAEVA E AGOTA KRISTOF
Venerdì 9 marzo 2018, alle ore 17
LA SCRITTURA COME ARMA CONTRO L’ESILIO. I CASI MARINA CVETAEVA E AGOTA KRISTOF
Relatore Massimo De Giusti (Université de Bourgogne)
Ispirato al pensiero di Adorno, il quale riteneva che « per chi non ha più patria, anche e proprio lo scrivere può diventare una sorta di abitazione », l’intervento propone un’analisi delle poetiche di Marina Cvetaeva (1892-1941) e Agota Kristof (1935-2011), due artiste che diedero vita ad una scrittura migrante francofona al cui interno l’identità femminile riveste un ruolo fondamentale.
L’abbandono della patria si rivelò a tal punto destabilizzante che esse sentirono la necessità di ripensare la loro identità artistica, scegliendo di redigere in francese le opere in prosa, quando invece nelle loro lingue natali privilegiavano la poesia. Considerato che le due scrittrici non riuscirono mai ad integrarsi realmente nel paese d’accoglienza - la Francia per Cvetaeva, la Svizzera per Kristof - questa metamorfosi rappresentò in realtà il sintomo di una crisi ben più profonda, quella di due identità personali messe in dubbio dall’esilio. Scrittura intesa quindi come difesa, svelamento e mezzo di espressione di sé contro il senso di alterità derivante dall’esilio ; l’evoluzione del loro strumento linguistico costituisce un importante indicatore dell’integrazione nella nuova società e della relazione mantenuta con quella d’origine.
All’interno di questo état d’âme, di questo déconfort esistenziale, gli unici punti di riferimento rimasero la scrittura e la femminilità. Se lo scrivere si tramutò in un mezzo per difendersi contro le discriminazioni vissute e far convivere le proprie personalità, ante e post esilio, l’essere donna fu dapprima percepito come cifra dell’alienazione provata nei confronti della normalità che le circondava, ma in seguito venne sempre più inteso come sinonimo di maternità, cioè di un rapporto affettivo trascendente i problemi contingenti che esse affrontavano nella vita privata.
Massimo De Giusti, dopo aver conseguito la laurea magistrale in Letteratura Italiana presso l’Università degli Studi di Udine, si trasferisce in Francia per un dottorato in letterature comparate. È impegnato da quattro anni in qualità di lettore presso il Dipartimento di Italianistica dell’Université de Bourgogne. Collabora ai corsi del triennio di Lingue applicate all’economia, letteratura e storia e ai corsi specialistici per la laurea di Marketing internazionale e Traduzione presso lo stesso Ateneo. Ha fatto parte per cinque anni dell’associazione Dante Alighieri – Comité de Dijon, per la quale ha tenuto lezioni di lingua e letteratura italiana. Ha collaborato con Sciences PO, tenendo conferenze di storia. Particolarmente interessato alla letteratura e alla storia europea e russa del XIX e XX secolo, sta ora pubblicando una serie di saggi sul teatro popolare francese durante la Terza Repubblica e la letteratura francofona del XX secolo.
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